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A volte camminando per il centro storico di Castellaneta con il naso all’insù, potrebbe capitarvi di fare scoperte importanti, come quella che stiamo per raccontarvi.
L’associazione “Amici delle gravine di Castellaneta” infatti ha trovato conferma ad una ipotesi circa una massiccia struttura edilizia a cui si è addossato il convento di San Domenico che altro non è che un torrione medievale.
Dopo approfonditi studi portati avanti dall’ architetto Rosanna Bussolotto, la prof.ssa Maria Carla Cassone, l’archeologa Antonella Cassano, Rocco Colamonico e Antonio Moretti appassionati di storia locale del gruppo di ricerca dell’associazione, si é arrivati ad una conclusione definitiva: la struttura in questione altro non é che una torre appartenente alla seconda cerchia di mura di difesa di cui si cinge Castellaneta intorno alla fine del 1400.
In questi anni grazie ad una politica di benefici economici e fiscali da parte di Ferrante I (Ferdinando d’Aragona), la nostra cittadina si ripopola e si raggiungono quasi i 5000abitanti, quindi si ha necessità di espandere il territorio abitato, costruendo nuove case, chiese, edifici pubblici e anche una seconda cinta muraria di cui restano ancora i toponimi: Via Muraglia, Vico del muro, Torre Campanella etc.
La torre a base trapeizoidale di epoca medioevale é caratterizzata da un semplice apparato a sporgere, un ampliamento all’ultimo piano é riscontrabile in facciata con quattro filari di conci arrotati (nonostante il processo di erosione del tufo). Era un accorgimento per rendere più confortevole la permanenza degli uomini, per lunghi periodi, in cima a una torre, una soluzione che nel medioevo al piano più alto, consisteva nell’inserimento di ballatoi esterni in legno o altro materiale per ampliare la superficie utilizzabile.
All’ultimo livello si presentano in facciata delle archibugiere, delle aperture tonde o ovali come spesso si riscontrano nelle mura delle fortificazioni in generale, nella quale si infilavano le armi per colpire all’esterno gli assalitori rimanendo al riparo.
Nei secoli successivi le torri vennero gradualmente abbandonate in favore dei più confortevoli palazzi, o inglobate in questi nuovi edifici.
A conferma di tutto lo studio in questione ci sono due documenti: il primo tratto da – il complesso domenicano a Castellaneta – di Aurelio Miccoli dove in un disegno di (C.Ranaldi) del complesso domenicano, prospetto Nord si delinea esattamente la torre e l’addossamento del successivo corpo di fabbrica, inoltre c’è un prezioso contributo documentato dello studioso Cesare Colafemmina, in un documento in materia di Ebraismo del 1465, viene citato un “casalino” sito all’interno della città di Castellaneta, nel luogo detto la “jodeca” ( quartiere ebraico), avente per confine ad occidente le mura della città.
“Queste mura della città, afferma lo studioso, non dovevano distare molto dalle odierne Via Municipio e Vico dei Greci”. Ed è proprio qui che è ubicato il bastione medievale.

 

Relazione Tecnico/descrittiva del Torrione Medievale eseguita da:
Architetto Rosanna Buossolotto
Archeologa Antonella Cassano

Torre a base trapeizoidale di epoca medioevale caratterizzata da un semplice apparato a sporgere, un ampliamento all’ ultimo piano riscontrabile in facciata con quattro filari di conci arrotati (nonostante il processo di erosione del tufo). Era un accorgimento per rendere più confortevole la permanenza degli uomini, per lunghi periodi, in cima a una torre, una soluzione che nel medioevo al piano più alto, consisteva nell’inserimento di ballatoi esterni in legno o altro materiale per ampliare la superficie utilizzabile.
All’ultimo livello si presentano in facciata delle archibugiere, delle aperture tonde o ovali come spesso si riscontrano nelle mura delle fortificazioni in generale, nella quale si infilavano le armi per colpire all’esterno gli assalitori rimanendo al riparo.
All’intersezione d’angolo, all’ incontro delle murature in tufo della torre uno spigolo con intersezione muraria a tre teste a creare un “bastione” a che veniva realizzato per proteggere la parte più esposta al tiro e all’attacco degli assedianti.
Nei secoli successivi le torri vennero gradualmente abbandonate in favore dei più confortevoli palazzi, o inglobate in questi nuovi edifici in epoca rinascimentale, ma talvolta ne vennero inglobate le suggestioni in edifici rimaneggiati, dove talvolta si inglobava nel nuovo edificio una vecchia torretta fortificata
Orientamento torre N/E segue l’orientamento della Chiesa di San Domenico con L’abside rivolta ad Oriente verso la Luce di Cristo (preghiera fedeli e sacerdoti) con una lieve rotazione a dx rispetto all’asse del transetto
Base di forma trapezoidale con lati 4,5m circa per un’altezza totale di circa 10 ml
Tetto a falde inclinate con coppi alla romana – di copertura all’ultimo vano.
Presenta al piano terra una volta a crociera con un piano d’imposta più basso del normale, evidentemente l’attuale piano di calpestio non è l’originale probabilmente livellato con materiale di riempimento. Si riscontrano e si conservano archi a tutto sesto posti sul paramento sud ovest di confine sul vicolo. In merito all’accesso alla torre si suppone che fosse interno li dove si è addossato l’edificio domenicano. Allo stato attuale sono evidenti fenomeni di degrado dovuti a processi di erosione superficiale per abrasione e/o erosione per corrosione o per usura di tipo antropico del paramento esterno determinati dagli agenti atmosferici, patina biologica, presenza di vegetazione , alveolizzazione del tufo (macchie evidenti di variazione cromatiche).

La foto del prospetto nord (disegno in alto di C. Ranaldi) esterno è stata presa dal libro: “Il complesso domenicano a Castellaneta” di Aurelio Miccoli.

 

 

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