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Gli Amici delle Gravine di Castellaneta Domenica 28 Gennaio hanno fatto visita agli amici dell’Archeogruppo- Archeoclub di Massafra che li hanno accompagnati nella visita del complesso rupestre della Gravina Madonna della Scala.

Scendendo per la scenografica scalinata è stato visitato per primo il Santuario che ha avuto diverse fasi costruttive e che sorge al posto di una chiesa rupestre da cui fu staccato il masso su cui è dipinta la Odegitria, venerata come S. Maria della Scala, un affresco di XII sec. che rispetta i canoni dell’iconografia bizantina. Sono state illustrate le due leggende legate al culto della Madonna della Scala.

Nel villaggio rupestre si entra attraversando un corridoio scavato quando fu ampliato il santuario. Tra i vari nomi della gravina c’è Vallis rosarum (la valle delle rose) in quanto è uno scrigno di essenze botaniche e vegetali. Sono state riscontrate oltre 600 piante ed erbe che fioriscono nell’anno di cui molte sono piante medicinali. Per questo Massafra un tempo veniva chiamata “Lu paise di masciare”per la capacità degli abitanti di curarsi con le erbe e con le altre essenze vegetali che crescono in questa Gravina.

Quindi ci siamo portati nel complesso grottale più grande che si riscontra nel territorio delle gravine. Gli studiosi concordano sul fatto che sia stato destinato a monastero, fondato dopo il Mille, ottenuto rendendo comunicanti 4-5 unità rupestri prima separate e autonome. Il complesso aveva tre livelli che si raggiungevano attraverso scalette esterne. Tra il XIV-XV sec. crollò il secondo livello, quello che ospitava le cucine e il refettorio. Ciò che è rimasto e si visita è il secondo piano destinato a dormitorio nel settore Sud.

Il settore Nord si raggiunge attraverso un corridoio curvo e a dislivello, che immette nella sala grande che misura circa 40 mq. Qui i monaci dalle 12 alle 15 svolgevano alcune attività lavorative tra quella di ricopiare libri, specie quelli liturgici.

Dalla sala grande attraverso un piccolo corridoio si accede a quella che è propriamente chiamata la Farmacia di Mago Greguro. Contiene 296 nicchie scavate sulle pareti che misurano circa 25 cm. La tesi prevalente è che si tratti di una colombaia scavata quando il monastero era stato abbandonato e i monaci non c’erano più. I monaci non mangiavano carne e quindi è da escludersi che la colombaia sia stata scavata da loro.

“Cari Amici delle Gravine di Castellaneta oggi è stato un giorno importante. Non tanto per le cose viste nella Gravina Madonna della Scala, ma per lo spirito che ci ha animati. Cioè la volontà di scrivere una pagina nuova nei rapporti tra le nostre associazioni e di concorrere insieme, con tutti gli altri gruppi e associazioni da Matera a Grottaglie, a costruire il Centro Studi e Documentazione dell’Habitat rupestre dell’Area mediterranea. Abbiamo due grandi storici che ci hanno preceduti, padre Luigi Abatangelo ed Enrico Mastrobuono, Abbiamo il dovere di seguire il loro esempio al fine di promuovere e valorizzare il nostro comune patrimonio rupestre.”- Giulio Mastrangelo

“In qualità di presidente dell’Associazione Culturale Amici delle Gravine di Castellaneta, voglio ringraziare l’Archeogruppo- Archeoclub di Massafra  nella persona di Giulio Mastrangelo, persona cordiale e soprattutto generosa. Grazie per averci messo a disposizione il tuo tempo, siamo un’associazione giovane, con tanta voglia di crescere. In patrimonio rupestre fa parte della nostra storia, non può restare inascoltato, puntiamo a fare rete per creare una sinergia di forze fa mettere in campo.” – Rocco Colamonico       

 

 

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