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Lo scorso sabato, complice un clima decisamente mite, la gravina grande  di Castellaneta ha ospitato arrampicatori, provetti e non, che si sono destreggiati fra le ripide pareti del nostro canyon.

La giornata è iniziata con una infarinatura teorica circa i materiali utilizzati nell’arrampicata sportiva, una disciplina caratterizzata dal superamento, in verticale, di ostacoli naturali o artificiali, con la forza di braccia e gambe ma in sicurezza e cioè assicurati ad una corda.  la nostra gravina rappresenta  una risorsa naturale davvero interessante per questo tipo di attività. Superata la “fase d’aula” i partecipanti si sono misurati con le pareti scoscese che offrono diversi livelli di difficoltà, il metodo utilizzato è stato il “Caruso” (sistema tecnico-didattico che permette di sviluppare al meglio il movimento e l’equilibrio, incrociando anche alcune discipline orientali) con progressione in falesia su una parete preesistente che è stata tuttavia rivalutata e battezzata “Cleveland” per celebrare il nome della nave che condusse il nostro concittadino Rodolfo Valentino in America.

La giornata è stata organizzata da Patrizio Pogliano, ex istruttore nazionale di arrampicata libera ed istruttore regionale di alpinismo, originario del Piemonte, ma Pugliese di adozione, Antonio Ferrigni, istruttore di primo livello indoor  e Francesco Del Vecchio, istruttore di speleologia.

L’obbiettivo della giornata è stato pienamente raggiunto:  i partecipanti, fra cui un folto gruppo della locale associazione “amici delle gravine di Castellaneta” insieme al “CEA, Parco delle gravine di Laterza”, associazioni che da tempo puntano alla valorizzazione ed alla salvaguardia del nostro territorio, si sono avvicinati a questa disciplina sportiva prossima a divenire olimpionica.

Arrampicarsi nelle nostre millenarie gravine permette di sfidare molteplici ostacoli di origine naturale ed insieme difficoltà di carattere personale, perché affidare la propria vita al solo sostegno di una corda e sfidare l’altezza è una attività che mette in circolo una gran quantità di adrenalina. Superati i primi blocchi ci si ritrova però in una posizione a dir poco privilegiata, sospesi a mezz’aria ad una quindicina di metri dal terreno, abbracciati ad una roccia millenaria su cui la flora e la fauna locale hanno imparato a sopravvivere ed a riprodursi offrendo allo sguardo uno spettacolo lussureggiante, il silenzio, l’orizzonte di cui si gode in quei momenti ripaga sicuramente della fatica sostenuta e qualche graffio serve solo a ricordare con piacere la sfida appena superata e tutto ciò, in casa nostra.

Queste attività offrono sicuramente spunti interessanti per un turismo sostenibile che non cerchi necessariamente luoghi affollati e propriamente turistici, ma alla ricerca di luoghi esclusivi e poco battuti dai più.

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