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Come promesso ieri, vogliamo raccontarvi la nostra storia partendo da una data davvero importante: l’unità d’Italia nel 1860.

I Savoia (da tutti chiamati, anche in senso dispregiativo “ i Piemontesi”) sono a capo dello stivale, Garibaldi ha portato a termine l’unificazione del territorio italiano, grazie alle sue capacità dialettiche ed al suo carisma, promettendo ai poveri contadini meridionali, vessati dai grandi proprietari terrieri, migliori condizioni di vita e soprattutto la redistribuzione delle terre. Si racconta che sia venuto anche nel territorio di Castellaneta travestito da venditore di candele, per convincere la popolazione a votare per l’unità d’Italia.

Ben presto ci si rese conto che più che di unificazione si trattava di una colonizzazione: troppo diversi erano infatti gli usi ed i costumi fra nord e sud , quest’ultimo era considerato dai settentrionali, un cumulo di rozzi, ignoranti e portatori di malattie.

D’Azeglio pronunciò la famosa frase”abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”, nessuno ricorda cosa pensava davvero l’intellettuale piemontese: «La fusione coi napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaioloso». E’ questo il clima in cui nasce e si sviluppa il “brigantaggio post-unitario”: ex soldati borbonici, disertori, e anche ex garibaldini ed ex braccianti divengono un unico piccolo esercito che si serve di lame e gravine per nascondersi.

Furono 5 anni di sanguinose battaglie, rappresaglie ferocissime da ambo le parti, di vendette raccapriccianti, di distruzione di interi villaggi, di processi sommari e fucilazioni. Nei pressi di Castellaneta vennero insediate ben due compagnie della Guardia nazionale ed un reparto di cavalleria.

Queste zone fanno da sfondo alle vicende del noto brigante Locaso, anche detto U’Craparidd, di cui domani ricorre la morte, avvenuta per fucilazione proprio sulle tre croci, dopo un processo sbrigativo e soprattutto dopo essere stato tradito, ma questa è la terza parte della storia, forse la più interessante … a domani

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